PARTE QUARTA
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Capitolo 23
FISCHI NELLA FORESTA
La Foresta Sacra si estendeva come un mare nero intorno alla città assediata di Calipso. Si infrangeva sin contro le sue mura, in un contorto intreccio di vegetazione. Tutti gli alberi erano di dimensioni gigantesche, coi tronchi a cavatappi come quello che adornava il cortile del castello.
Un sentiero si addentrava tortuoso nella foresta, illuminato sporadicamente da solitari globi di cristallo luminosi, i quali però erano posti a una grande distanza l'uno dall'altro, lasciando così ampie zone immerse nell'oscurità più profonda. E, proprio su quel sentiero, il gruppetto avanzava a tutta velocità per raggiungere il tempio, situato a più di due chilometri di distanza.
Mentre correvano, i ragazzi sentivano i rumori della battaglia. La guerra non cessava di estendersi. Altri abitanti della città stavano cercando rifugio nella foresta. Mentre proseguivano, arrivavano loro le voci di chi già si era rintanato negli anfratti più disparati. Ma loro continuavano ad andare avanti, guidati da Bach'uuk.
Jake scrutava tra la vegetazione nella speranza di cogliere il baluginio di una qualche fiamma che rivelasse la presenza di Kady e dei ragazzi romani. Ma non vide traccia di fuochi.
O l'avevano acceso in un punto molto più all'interno, oppure l'avevano spento non appena era cominciata la battaglia.
Aveva ancora i muscoli della mascella rigidi per la tensione.
« Non ce la faremo mai a entrare nel tempio », sussurrò Marika, mentre correva accanto a lui. « Il cuore di cristallo di Kukulkàn che protegge la nostra valle, o meglio, che l'aveva protetta fino a stanotte, allo stesso modo innalza uno scudo che blocca l'ingresso alla piramide. Solo ai Maestri è consentito di attraversarlo. » Jake ripensò al grakyl che si dibatteva sul Portale Spezzato. « Stai dicendo che una barriera chiude l'ingresso al tempio? » Il viso della ragazza era in ombra, ma Jake sapeva che la sua espressione era accigliata. « Che cosa pensi che stessi dicendo, prima? Solo i Maestri possono entrare... e, a quanto pare, gli ur. » Jake aveva creduto che semplicemente ci fossero degli uomini a guardia del tempio, e che il divieto di cui parlava Marika non fosse altro che una mera superstizione. « E se non riusciamo a entrare, che facciamo? » « Come hai detto anche tu, forse siamo noi i Maestri, adesso, e ci verrà concesso il passaggio. O forse Bach'uuk conosce un varco segreto, noto soltanto agli ur. Ha parlato di un tunnel. » Jake annui e affrettò il passo. Avrebbe pensato a come attraversare quella barriera invisibile una volta arrivato là.
Continuarono a camminare in silenzio attraverso la foresta. Si erano inoltrati moltissimo nel folto della vegetazione, e ormai non si udivano più sussurri o richiami.
Nessuno degli abitanti della città che aveva cercato rifugio nella Foresta Sacra era arrivato così lontano. E perché mai avrebbe dovuto, del resto? Se quello che diceva Marika era vero, il tempio non avrebbe potuto offrirgli nessun riparo.
Jake percepì la presenza della piramide ancora prima di vederla. L'aria era diventata più pesante e carica di elettricità, come prima di un temporale, quando il cielo è basso e cupo e gli schiocchi dei fulmini si rincorrono in lontananza. I sensi di Jake si erano come affinati. Le sue orecchie riuscivano a cogliere anche il fruscio delle foglie più alte. Sentiva il dolce aroma del muschio notturno che ricopriva con la sua luminescenza spettrale i tronchi contorti degli alberi. E bastava il minimo accenno di brezza a fargli venire la pelle d'oca.
E poi, eccola là.
La foresta terminava a pochi metri dalla base della piramide.
Jake uscì sulla radura. Non una cosa molto saggia da farsi, nel bel mezzo di una battaglia che non cessava di avanzare verso di loro. Ma non si era mai trovato davanti a uno spettacolo tanto stupefacente. Non c'erano dubbi. Era esattamente la stessa piramide raffigurata nel manufatto d'oro al museo.
Solo che questa è di proporzioni gigantesche.
Ciascuno degli ordini della piramide superava in altezza la testa di Jake, e l'intera struttura saliva e saliva fino a spingersi oltre la cima degli alberi più alti. E lassù, accovacciato sulla cima, c'era il drago di pietra. La luce lunare gli conferiva una tonalità argentata, facendone risaltare con vivida nettezza ogni minimo dettaglio.
Sulle ali spiegate erano scolpite delle piume. Jake le osservò con gli occhi sbarrati. La statua rappresentava veramente un serpente piumato! Non c'era di che meravigliarsi se il popolo di Marika, una volta giunto laggiù, l'aveva chiamato Kukulkàn. Senza contare che forse i miti di Kukulkàn diffusi tra i maya provenivano proprio da quel luogo. Jake si ricordò di quello che aveva letto di nascosto nella biblioteca del Maestro Balam. Il che gli fece sorgere un'altra domanda: era forse da qui che, anni e anni addietro, tutte quelle antiche popolazioni avevano trovato una via per tornare a casa? Ed era da questo posto che avevano riportato nella loro terra natale i miti che parlavano di mostri e serpenti piumati?
Jake si soffermò a studiare la statua. Il volto del drago era puntato verso l'orizzonte. Non aveva lineamenti da dinosauro né da rettile; in qualche modo, sembrava un essere completamente nuovo, con dei tratti che apparivano perfino vagamente umani. Quest'ultimo carattere gli derivava soprattutto dagli occhi di pietra, fissi sull'orizzonte in un'espressione corrugata: esprimevano un infinito senso di speranza e sembravano pieni di una saggezza antica.
Per ultima, Jake notò la coda. Si arrotolava formando un cerchio completo intorno all'ultimo gradino della piramide, come se fosse stata posta là a protezione di un nido di uova.
La punta formava un cerchio perfetto, che segnava l'accesso a una porta rotonda in cima alla struttura. A quanto pareva, quello era l'unico ingresso. E si trovava nel punto esatto in cui Jake aveva inserito le due metà della moneta maya nel reperto d'oro esposto al British Museum.
« Da questa parte », disse Marika, indicando davanti a sé.
Lungo la fascia centrale di quel lato della piramide, i giganteschi ordini erano incisi da una stretta rampa di scale, i cui gradini avevano dimensioni normali. E puntavano dritti alla porta d'ingresso. Era là che la ragazza si stava dirigendo.
« Faremmo meglio a sbrigarci! » aggiunse Pindoro, buttandosi un'occhiata dietro le spalle mentre superava Jake.
Jake allungò il collo e vide che uno stormo di grakyl, col suo volo scomposto, li aveva già raggiunti, e così anche i raz dagli artigli affilati. Non c'era più tempo. Corse dietro a Pindoro, con Bach'uuk che lo seguiva a ruota. Poi si frugò in tasca per tirar fuori la torcia. Voleva averla a portata di mano, in caso fossero stati attaccati. Mise il pollice sull'interruttore, ma non lo premette. Voleva risparmiare la batteria. Non sapeva per quanto ancora sarebbe durata. Temeva pure che il raggio potesse attirare gli occhi sbagliati.
Ma, alla fin fine, la cosa non avrebbe fatto nessuna differenza.
I grakyl dimostrarono di essere dotati di una vista estremamente acuta. Alcuni di loro individuarono le quattro figure che salivano le scale della piramide illuminata dalla luna. La notte venne lacerata da uno strido. Jake alzò lo sguardo e vide una dozzina di grakyl che si stava buttando in picchiata addosso a loro. Quello in testa al gruppo era il più grosso, con le corna a spirale che gli uscivano dal cranio e la spada nera che rifletteva la luce della luna per tutta la sua perfida lunghezza.
Era un grakyl reale.
« Statemi vicino! » gridò Jake.
Avevano percorso solo un quarto del lato della piramide.
Non ce l'avrebbero mai fatta. Tutt'intorno a loro, i grakyl sbattevano contro le pareti di pietra della costruzione. Il capo di quelle sozze creature atterrò pochi gradini più in basso rispetto al punto in cui si trovava Jake. Si accucciò, le ali spiegate, la spada puntata dritta verso il cuore del ragazzo.
Jake sollevò la sua unica arma. Puntò la torcia sul muso del grakyl e l'accese. Sulle prime, il fascio di luce non fece che infastidire la bestia. Poi, non appena il tocco refrigerante ebbe trasformato in ghiaccio i suoi bulbi oculari, il mostro cominciò a emettere un forte lamento. Colpendosi il viso con gli artigli, precipitò all'indietro e, mentre rotolava giù per i gradini, non cessava di graffiarsi la faccia.
La sua spada cadde con un rumore di ferraglia, ma, prima che rimbalzasse lontano, Jake la afferrò. Avevano bisogno di qualsiasi arma riuscissero a procurarsi. Quindi la diede a Pindoro, ma di sfuggita riuscì a cogliere un emblema impresso a fuoco nell'elsa. Gli sembrò un'immagine familiare, ma per il momento non aveva il tempo di esaminarlo più a fondo.
Gli stridi del grakyl reale avevano acceso la sete di sangue dei suoi compagni. Si stavano avvicinando al gruppetto da ogni direzione. Jake riuscì ad accecarne un paio, che caddero a terra com'era successo al loro capo. Pindoro fece del suo meglio per tenere a bada gli altri con la spada. Ma sempre più bestie li stringevano da tutte le parti, coi loro strepiti strazianti e rabbiosi.
Dovevano andare avanti.
Jake ruotò su se stesso e puntò la luce verso il grakyl che si trovava più in alto sulla scala. Ma quello, con un sibilo, piegò un'ala di scatto per proteggere gli occhi come una sorta di cappuccio. Quelle bestiacce stavano imparando la lezione.
Jake allora ebbe un'altra idea e mirò alle ginocchia del mostro, puntando il raggio proprio sull'articolazione. « Seguitemi! » Corse verso il mostro che si trovava davanti a lui, sfidandolo a uno scontro aperto.
La bestia cercò di farsi avanti per affrontarlo, ma le sue ginocchia erano due pezzi di marmo ghiacciato, e non ne volevano sapere di piegarsi. Ruzzolò in avanti, verso Jake; era ancora pronto a fare a brandelli la gola del ragazzo, ma questi si chinò e, con una mossa di taekwondo, scagliò la bestia giù per la scala. Gli altri grakyl si scansarono e proseguirono.
Jake cominciò a fare due gradini per volta. Dietro di lui, altri grakyl li incalzavano, raspando con gli artigli sulle scale, svolazzando di ordine in ordine, cercando di tagliar loro la strada. Non sarebbero mai riusciti a raggiungere l'ingresso. I loro inseguitori erano sempre più vicini.
« Jake! » strillò Marika.
Lui si voltò: uno dei grakyl l'aveva afferrata per la caviglia e stava cercando di trascinarla giù.
Poi Jake udì un rumore simile a un fischio, e qualcosa colpì la testa del mostro. Il grakyl cadde come un sasso, lasciando andare Marika.
E, di punto in bianco, dalle ultime propaggini della foresta si riversò una pioggia di pietre, e un gruppo di ragazzi con indosso la toga uscì nella radura ai piedi della piramide.
Erano armati di fionde, e le usavano con perizia da esperti.
Jake riconobbe un volto familiare.
« Eronide! » gridò Pindoro.
La sassaiola si abbatté sui diabolici grakyl con un gran fracasso di ossa frantumate e crani spezzati. Le bestie cercarono di scappare, ma un attimo dopo ebbe inizio una pioggia di frecce. Si sentivano vibrare gli archi, in un succedersi continuo di schiocchi. Dietro i giocatori romani era comparsa una fila di vichinghe, che stringevano tra le mani i loro corti archi.
La flottiglia dei grakyl venne bersagliata di frecce, e ricacciata a terra in un tonfo.
Ma la battaglia in corso intorno alla piramide non era passata inosservata. Altri stridi eruppero dal vortice di guerra sopra di loro. Un'intera ala nera dell'orda dei grakyl virò verso il basso. Dovevano essere più di tre dozzine. Alcuni puntarono verso la piramide, altri verso Eronide e i suoi.
« Jake! » si sentì urlare.
Lui distolse a forza lo sguardo dal cielo. Una ragazza in costume vichingo gli stava facendo dei gesti col braccio, incitandolo a entrare nella piramide. « Corri, Jake! » Era Kady.
A malapena riuscì a riconoscerla. Aveva i vestiti strappati e il viso era ricoperto di sangue, eppure, in qualche modo, sembrava più alta. Stringeva in mano una spada che teneva puntata verso l'alto, indicando la cima della piramide. « Va'!
Ora! » Jake rimase lì a guardare mentre Kady e gli altri scappavano di nuovo dentro la foresta. Poi, con uno scatto improvviso, corse verso l'ingresso della piramide. Lassù, il drago continuava a tenere lo sguardo fisso sulla volta celeste, l'espressione immutata, impassibile dinanzi alle urla e allo spargimento di sangue.
Adesso era Pindoro a condurre il gruppo. Jake e gli altri gli tenevano dietro. Dovevano raggiungere l'ingresso. Non mancava molto. Erano quasi arrivati in cima.
Ma, in quel momento, sulla scala davanti a loro atterrò una sinistra accozzaglia di mostri: erano in otto, guidati da un grakyl reale. E bloccavano il passaggio. Pindoro li affrontò con la sua spada rubata.
Jake si fece avanti, pronto a lottare per difenderlo.
Il romano però capì che quello era uno scontro che non potevano vincere. Troppa era l'inferiorità numerica. Abbassò la spada, in un gesto di resa. E allora le fauci del grakyl reale si allargarono in un ghigno simile a quello di uno squalo, mostrando i denti aguzzi.
Ma Pindoro non aveva ancora giocato tutte le sue carte. Si portò una mano alle labbra... e cominciò a soffiare. Jake udì un flebile suono, come di un acuto guaito che subito si dissolse nel nulla.
Pindoro si era messo in bocca il fischietto per cani, e ci stava soffiando dentro con tutta la forza che aveva.
L'orda di grakyl cominciò a strillare tenendosi strette le orecchie appuntite, quasi volessero strapparsele per proteggersi da quel rumore. In preda a un dolore tremendo, il disgustoso condottiero dello stormo emise un sibilo e schizzò via, girando su se stesso come se avesse perso l'equilibrio. Gli altri si dispersero in giro, cercando di sfuggire al fischio perforante degli ultrasuoni.
Una volta libero il passaggio, Jake puntò il dito davanti a sé. « Via! » Pindoro corse insieme con lui. « Quelle bestiacce hanno delle orecchie enormi, e così ho pensato che forse... » « Hai pensato bene! » l'interruppe Jake. Pindoro aveva salvato la vita a tutti loro.
I quattro salirono gli ultimi gradini e saltarono nella coda ricurva che circondava l'ingresso. Jake sentì un lieve prurìto, come quand'era passato attraverso il Portale Spezzato, ma niente di più. Salì ancora qualche scalino, poi si fermò per guardarsi alle spalle: i grakyl erano tornati, ma erano rimasti a mezz'aria davanti all'ingresso. Uno, con un colpo d'artiglio, cercò di menare un fendente contro di loro.
Sulla sua pelle si vide scorrere una piccola ondata di scintille. Ma quello fu tutto. Il mostro non venne respinto, il che significava che la barriera della piramide, così come quella che circondava la vallata, non era attiva.
Eppure la creatura si rifiutava di seguirli. E nessun'altra osò entrare.
« Sembra che abbiano paura », mormorò Marika.
Paura di che cosa? si chiese Jake con un pizzico di timore.
« Paura o no, in ogni caso non se ne stanno andando », fece Pindoro.
Era vero. Un numero sempre più grande di grakyl andava radunandosi là fuori. Jake immaginò l'intera piramide ricoperta dì quei mostri che strisciavano sulla sua superficie.
Forse stavano soltanto aspettando di essere abbastanza per trovare il coraggio di fare irruzione all'interno. E Jake non voleva certo trovarsi lì, quando ciò sarebbe successo.
« E adesso, da che parte? » chiese.
Bach'uuk fece un gesto con la mano indicando che dovevano proseguire. Il tunnel d'ingresso scendeva bruscamente verso il centro della piramide. Il passaggio era buio, ma in fondo si riusciva a scorgere un baluginio di luce.
Non avevano altra scelta che affrontare quanto si trovava davanti a loro.